SPAMMING:
Spazzatura in Rete!
Allarmi burla, catene di
Sant'Antonio, pubblicità selvaggia....
14/04/02 -->> NOVITA': FORSE LO SPAMMING AVRA' LE ORE CONTATE
Inviate questa e-mail a tutti quelli che conoscete, è importantissimo! Facendolo,”aiuterete una bambina ammalata... “riceverete fantastici regali”... “contribuirete a diffondere l’allarme su un terribile virus informatico” o anche, se siete particolarmente creduloni, “all’improvviso la vostra fortuna cambierà”.
Sono alcuni esempi di catene di “Sant’Antonio telematiche, il caso diffuso di un fenomeno che gli americani chiamano spamming nome di un prosciutto in scatola pressato...
sottintendendo l’intasamento della casella postale elettronica) e comprende tutti i messaggi non richiesti che invadono la posta elettronica di milioni persone, proponendo guadagni super saldi, diete dimagranti, donne nude... gli argomenti variano ma il criterio è sempre lo stesso: chi li riceve non li ha richiesti, in genere non conosce chi li ha mandati non è interessato. Eppure arrivano!!
Lo Spammometro
Oltre che da bollette e cartoline, anche la vera buca delle lettere viene spesso riempita da depliant pubblicitari e, a volte. Lettere che promettono fortune incommensurabili o sfortuna eterna. Catene di Sant’Antonio e marketing selvaggio non nascono con il computer. La differenza è che usare la posta tradizionale costa soldi e tempo, mentre con la posta elettronica basta schiacciare un tasto: un sistema rapido, ecologico (non si usa carta) e per di più gratuito. Ma solo apparentemente.
Se, infatti, si moltiplicano i pochi secondi necessari a leggere e inoltrare o cancellare il messaggio per milioni di volte, i numeri diventano enormi. Secondo un recente studio dell’Unione europea, per esempio, la posta elettronica non richiesta pesa ogni anno sull’economia mondiale per 10 miliardi di euro. Ed esistono società che sulla lotta allo spamming hanno fondato la propria esistenza. Una di questa, la Brightmail (www.brightmail.com), offre un servizio di protezione dallo spamming per oltre 100 milioni di caselle postali e si è addirittura inventata uno strumento per misurarlo: lo spannometro. Ogni settimana, un po’ come i servizi meteo, misura la quantità e il tipo di spamming circolato su Internet. Dai calcoli emerge che ogni anno ciascuno riceve in media 202 messaggi indesiderati e che, tutti insieme, provochino nel mondo 213 milioni di dollari di danni in termini di rapporto tempo/salario. Ma chi c’è dietro a questa proliferazione di spazzatura elettronica?
Toc toc, sono Emma
A volte l’iniziativa proviene da un amico che, entusiasta del nuovo mezzo, non perde occasione per segnalare a tutti quelli che conosce qualsiasi nuovo sito incontri. La maggior parte delle volte, però, il bombardamento viene da aziende che offrono prodotti e servizi tutt’altro che mirati. La filosofia dello “spammer”, infatti, è quella del martello pneumatico: non importa chi sei e di cosa ti occupi, “Dagli, dagli, si rompono anche i metalli”.
Alcuni servizi di mailing list, inoltre, permettono l’iscrizione anonima e possono essere così usati per bersagliare chiunque a sua insaputa: basta inserire l’indirizzo e-mail e il proprietario si ritrova iscritto, senza averlo chiesto, a liste di ogni tipo. Il sito www.buongiorno.it, per esempio, qualche tempo fa finito nella lista nera del Maps, l’organizzazione Usa che raccoglie tutte le segnalazioni di spamming ed è un punto di riferimento per migliaia di provider per escludere automaticamente i messaggi provenienti da un certo indirizzo.
Come se non bastasse, adesso hanno iniziato anche i politici. Uno dei casi più celebri è quello di Emma Bonino che l’autunno scorso ha spedito più di un milione di messaggi per invitare le persone a partecipare, con un gioco, all’elezione di 25 membri del comitato radicale. Il messaggio della Bonino iniziava così: “Toc, toc, mi scusi, sono Emma Bonino...”. Quello che Teodoro Buontempo ha inviato ad alcuni abitanti di Roma, invece, invitava a votarlo ma usava un mezzo diverso: il telefonino.
Consigli fasulli
Spiega Paolo Ardemagni, vice-presidente della Symantec per l’Europa del sud ed esperto di sicurezza informatica: «In passato per scambiarsi le informazioni elettroniche si usava il floppy o al massimo una rete locale. Adesso la Rete è globale, ed esistono programmi che, in automatico, scandagliano Internet (newsgroup, siti molto frequentati...) a caccia di liste di indirizzi da inondare, in seguito, con messaggi di ogni tipo». Il garante della Privacy, Stefano Rodotà, ha recentemente stabilito che “la conoscibilità degli indirizzi di posta elettronica non consente di per sé l’invio generalizzato di e-mail, di qualunque contenuto siano i messaggi, compreso quello politico-elettorale”.
La battaglia, però, è tutt’altro che vinta. Per non incorrere in Sanzioni molti spammer utilizzano computer situati in Stati lontani. Per perseguirli dovrebbe intervenire una Corte internazionale. Non tutti la fanno franca, però questo il caso di George Hourmouzis un giovane australiano chi nel maggio del 1999 ha spedito milioni di e-mail in tutto il mondo, dopo aver acquistato 65 mila dollari di azioni di una società Usa (la Rentech), per annunciare chi sarebbero raddoppiate di valore Risultato? Molte persone le hanno comprate davvero, le quotazione in borsa sono salite e lui in un sol giorno ha guadagnato 17 mila dollari (circa 34 milioni). Ma la com missione di vigilanza americani sulla Borsa è riuscita a farlo incriminare per aver manipolato il listino e un giudice australiano lo ha condannato a 24 mesi di reclusione (21 dei quali condonati).
Sabotaggio
Un’altra nefasta, conseguenza dello spamining è l’inutile intasa mento delle reti informatiche. Tanto che c’è chi lo usa per azioni d sabotaggio. «Se milioni di computer inviano contemporaneamente informazioni ad un certo sito, si può far collassare le macchine che lo fanno funzionare e provocare una interruzione del servizio» spiega Ardemagni. «Con questo sistema, per esempio, l’anno scorso sono stati bloccati per mezza giornata siti come Ebay, Amazon, Yahoo. E si pensi a cosa potrebbe succedere se un miliardo di cinesi si collegasse contemporaneamente a siti strategici per la sicurezza nazionale».
Finti virus
A metà tra lo scherzo e il terrorismo, ci sono i messaggi che annunciano la nascita di virus informatici, magari progettati in qualche laboratorio segreto. Capaci persino di fondere il monitor o rubare tutti i soldi che ci sono nel telefonino. Sciocchezze, per un tecnico, eppure grazie al sistema delle catene e alla disinformazione, a volte riescono a diventare più famosi dei virus reali. Prima di spaventarsi, conviene quindi consultare il Sarc (http://www.sarc.com/avcenter/hoax.html), la clinica della Symantec dove vengono analizzati tutti i virus, compresi quelli falsi (hoaxes). Negli altri casi, si possono segnalare i messaggi non richiesti o spamming di virus all’indirizzo abuse@na.nic.it. Spiega Claudio Allocchio: «Le segnalazioni vengono immediatamente ridistribuite ai gestori dei servizi di sicurezza dei vari provider italiani. Sono i provider stessi a prendere provvedimenti nei confronti del loro cliente colpevole di spamming, anche troncandone l’abbonamento».
Virus sulla fiducia
C’è anche chi, per reagire alla stupidità delle catene di Sant’Antonio, ha creato “controcatene” esagerate e beffarde. Come quella che promette “prestazioni degne di King Kong” a tutti coloro che spediscono il messaggio entro 4 secondi. Oppure come il finto “finto virus” albanese che così recitava: “In questo momento voi ricevuto “virus albanese”. Nostro virus albanese funziona su principio di cooperazione. Allora, noi prega voi adesso cancella tutti i file di vostro ard-isc e spedisce questo virus a tutti amici di vostra rubbrica”. Per quanto ironica, anche in questo caso si tratta di una catena inviata centinaia di computer, che intasa le linee e fa perdere tempo. Almeno però, si fanno due risate!!!!!!!
Per risolvere il problema alla radice, basterebbe tassare, come fa per la posta tradizionale, ogni mail spedita. E’ una proposta colata su Internet, attribuita alle poste Usa. Ironia della sorte, però anche questa è fasulla: l’ennesima catena di Sant’Antonio!
Alcuni consigli anti-spamming.
Caselle rIservate. Meglio avere 2 indirizzi e-mail: uno serio e uno per lo spamming.
CancellazIonI. Usate il tasto “unsubscribe” per dichiarare che non volete più ricevere messaggi. Non sempre funziona: proprio il fatto che vi siate preoccupati di cancellarvi è un mezzo usato dagli spammer per verificare che il vostro indirizzo sia quello usato davvero.
IndagIni. Segnalate lo spammer al suo provider, che spesso è felice di rimuoverlo!
ConsIglI. Consultate il vostro provider e verificate quali strumenti possiede contro lo spamming. Molti fornitori di e-mail gratuite, infatti, hanno filtri per individuare e scartare i messaggi non richiesti.
Verificate le proprietà della MAIL CHE VI ARRIVA, è semplice, basta andare sulla mail che vi è arrivata, col pulsante destro cliccate su proprietà, lì vi appare una cosa simile:
Return-Path:
<>
Received:
from Standard (212.171.144.97) by mail.tiscalinet.it (5.5.025)
id 3AE3F651000B7A87 for ventoi@tiscalinet.it;
Thu, 26 Apr 2001 14:20:59 +0200
Date:
Thu, 26 Apr 2001 14:20:59 +0200 (added by postmaster@mail.tiscalinet.it)
Message-ID:
<3AE3F651000B7A87@mail.tiscalinet.it> (added by postmaster@mail.tiscalinet.it)
MIME-Version:
1.0
Content-Type:
multipart/mixed; boundary="--VEUNOT6Z0PMJWLM3G1IFW5YJ4P6BW5IV0H"
Bene, quel numerino 212.171.144.97 messo tra parentesi dopo “from Standard”, è l’indirizzo IP dell’utente che vi ha mandato la mail, magari anonima…. Per inviare la segnalazione di spamming, o abuso al Provider corretto, puoi verificare l'appartenenza dell'IP (gli IP sono tantissimi!!!) presente nell'ultimo received dell'header del messaggio sul sito www.ripe.net selezionando la voce whois, nel risultato della ricerca, generalmente c’è anche l’indirizzo e-mail per comunicazioni relative agli abusi: qui di seguito ve ne elenco alcuni:
abuse@tiscalinet.it
abuse@inwind.it
abuse@tin.it
abuse@libero.it
Per saperne
di più:
Su
Internet http://mail-abuse.org
il sito americano dell’organizzazione spamming.
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