Gaggiano nel suo passato......

 

L’antica Chiesa di Gaggiano

La primitiva Chiesa di Gaggiano fu eretta sotto l’invocazione di Sant'Invenzio ma la data della sua costruzione non risulta da nessun documento scritto. Nel "Liber Notitiae Sanctorum Mediolani", Goffredo da Bussero afferma che esisteva prima del 1290 "ecclesia in loco Gazano de plebe Roxate" dedicata a Sant'Invenzio. Pur tenendo conto dell’importanza documentaria di questa data, dobbiamo tuttavia confessare che essa non costituisce un elemento chiarificatore nella soluzione del problema. Dalla relazione della visita Pastorale fatta a Gaggiano da S. Carlo Borromeo nel 1573 troviamo notizie, sia pure frammentarie, sulla struttura dell'antica chiesa. I muri erano rozzamente costruiti, senza volte, un soffitto, che doveva essere però recente, "ruditus assidibus - fatto da un rude assito". Una Chiesa come questa che presenta tutte le caratteristiche architettoniche dello stile lombardo, dev'essere originaria del secolo X-XI.

Di questa primordiale chiesa gaggianese non ci rimangono che due avanzi: l’altare maggiore trasformato nell’attuale studio/sacrestia della casa parrocchiale ed il campanile che nel secolo XVII venne adattato con opportuni motivi ornamentali allo stile barocco della facciata della nuova chiesa. Le dimensioni della vecchia chiesa non le troviamo recensite in nessun documento; doveva essere però assai piccola, sufficiente appena per le esigenze cultuali di Gaggiano che nel 1568 contava 86 famiglie 86, anime 534.

Ancora ai nostri giorni, fra tutte le chiese parrocchiali della diocesi milanese, soltanto quella di Gaggiano ha per patrono S. Invenzio. Sotto il titolo "Memoriae Sancti luventii" il già menzionato Goffredo da Bussero con uno stile veramente trecentesco ne traccia schematicamente alcuni fatti biografici.

Eccone la traduzione letterale:

"S. Invenzio compagno di S. Siro, non volendo diventare Vescovo fuggì, ma poi ripreso è creato Vescovo di Pavia. Mentre una certa vedova veniva oppressa da un usuraio il quale chiedeva il doppio della somma imprestata, lo stesso Santo consigliò quell’usurario di non consumare l’usura. L’altro non s'adattò ma avendola consumata morì.

Così pure l’esattore del fisco avendo un talento di danaro attraversava il Ticino, cadendovi perdé il danaro. Allora S. Invenzio disse al Ticino: ti dico acqua; in nome del Signore nostro Gesù Cristo non ritenere il danaro. Subito il danaro fu gettato dalle onde ai suoi piedi: e lo diede all’uomo tribolato. Così mentre entrava in Milano, i pagani fortemente s’opponevano: allora folgori e tempeste sorsero contro di loro per cui si convertono e sono battezzati.

Così mentre entrava in Pavia sanò un paralitico col segno della Croce, così mentre Porfirio prefetto di Roma mandato da Vespasiano Imperatore voleva con violenze entrare nella Chiesa di S. Nazzaro per bastonare il Santo Vescovo Invenzio, fu aggredito con tutti i suoi dal demonio.

Il Santo pregò per loro e tutti quanti furono battezzati. E la fama di S. Invenzio per ogni dove era divulgata. E a Milano compì molti miracoli. Visse nell’episcopato 39 anni. Disse a tutti i presbiteri e al clero che nel mezzo della notte S. Siro con Nazzaro, Celso, Protaso e Gervaso a lui avevano annunziata la morte dopo tre giorni. E per questo celebrando e predicando nel giorno della risurrezione del Signore, morì. In progresso di tempo troviamo un documento di eccezionale importanza per le note descrittive che contiene riguardo l’antica chiesa di Gaggiano. E’ il manoscritto del Sac. Francesco Bracciolini che il 26 Luglio 1597, per ordine di Federico Borromeo faceva la visita alla nostra Parrocchia. La relazione è così circostanziata che permette di ricostruire dinanzi alla nostra fantasia la primigenia chiesa battesimale gaggianese.

Iniziando dal battistero "marmoreum forma rotonda amplium-fatto di marmo, di forma rotonda" il documento si sofferma a metterne in risalto l’ampiezza. Il ciborio battesimale è di noce e lascia vedere, dietro di sé, l'immagine di S. Giovanni Battista. L'altare maggiore "orientem versus in medio cappellae a muro semiiunctum cubitorum sex" che guarda verso oriente occupa il mezzo della cappella ed è distante dal muro cubiti 6". Ha una mensa di legno e ai lati del tabernacolo 2 statue dorate di Angeli in atteggiamento di preghiera. La cappella "est fornicata - fatta ad archi" e di recente "tota picta - tutta decorata". Presenta due finestre laterali e due porte: "una per quam ad sacristiam itur altera ad campanile - L'una conduce alla sagrestia, l'altra al campanile".

Ha un solo gradino di rialzo sul pavimento ed è molto bassa per cui "nullum est crucifixum sub arcu - non può avere crocefisso sotto l’arco". Retrocedendo dall'abside verso la parte frontale della chiesa troviamo in cornu evangeli "altare sub titulo sanctae Mariae Rosari, quod habet icona in qua est imago B.M.V. cum Filio et Sancto Joanne Baptista - L'altare dedicato alla Madonna del Rosario, che ha un'icona in cui è decorata l'immagine della B.V.M. con il Bambino e S. Giovanni Battista".

La forte devozione dei Gaggianesi verso questo altare è documentata dalla Santa Messa che vi si faceva celebrare appositamente tutti i giorni festivi e due volte la settimana. Deputato esclusivamente a questo ministero era allora il Sac. Lorenzo Savignone "sumptis elemosinis huius altaris - retribuito colle offerte fatte a questo altare" più trecento lire imperiali desunte dal beneficio parrocchiale.

Di fronte alla cappella della Madonna, in cornu epistolae "est altare S. Rochi titulo ad quod non celebratur - C'è l'altare dedicato a S. Rocco nel quale però non si celebra per deficienza di alcune condizioni regolamentari canoniche. E' un altare povero: nullam iconam habet, non septum, nullum habet reditum - non ha nessuna icone, manca delle balaustre non ha nessun reddito". La Chiesa "unica navi constat consecrata de anno 1541 mensis Juli a Rev. Francisco Melonago - assidibus rudibus recenter suffittata, et coelum valde depressum - è formata da una sola nave, consacrata l'anno 1451 da Francesco Melonago, ha un soffitto di assito rude recentemente costruito e molto basso". In questa navata ci sono due sepolcreti sotterranei per gli scolari della Compagnia del Corpus Domini, cioè del S.S. Sacramento. Dato il piccolo numero dei fedeli "unum confessionale est sub suggestu ad foras - v’è un solo confessionale all’entrata della chiesa". Continua il manoscritto: "Adest quoque ostium in pariete meridionali quod servit pro deferendo mortuos ad coemeterium - c’è nella parte meridionale della chiesa una porta per la quale si trasportano i defunti al cimitero (quelli che non godevano del privilegio di essere sepolti in Chiesa)".

Il cimitero situato "in parte meridionali ipsius ecclesiae - nella parte meridionale della stessa chiesa" è tutto cintato all’intorno. Nessun nartece o pronao forma da vestibolo alla chiesa: ante portam maiorem nullum habet vestibulum. Il campanile - che è l’attuale - è descritto come "satis altum et decens in quo duae pendent campanae benedictae - assai alto e decente sul quale ci sono due campane benedette".

Se architettonicamente l'antica chiesa di Gaggiano si presentava in condizioni misere vi fioriva però, quasi a compenso, una rigogliosissima vita spirituale. Il Cardinale Federico Borromeo postillando la relazione stesa dal Convisitatore in occasione della sua visita pastorale alla Pieve di Rosate nell’anno 1620, c'informa che a Gaggiano v'era una fiorente compagnia del S.S. sacramento eretta "da San Carlo Cardinale di Santa Prassede, Arcivescovo di Milano, nella sua visita personale dell’anno 1573".

Questo documento supplisce l’atto ufficiale di erezione canonica della Schola del Corpus Domini che è andato smarrito.

Ogni terza domenica del mese fit missa in canto et processio cum Sanctissimo Sacramento circa ecclesiani et coemeterium - si tiene messa in canto e si fa la processione col Santissimo Sacramento intorno la Chiesa e il Cimitero". In quella domenica "plures confitentur et sacrosantam Eucaristiam sumunt - molti si confessano e fanno la Santa Comunione".

Questi i frutti dell’alta tonalità di vita interiore eucaristica che San Carlo aveva trasfuso nei confratelli, i quali seppero alzarsi alla concezione di una vita veramente mistica e cristiana.

Sotto il governo del Card. Federico venne eretta il 18 Agosto 1607 anche la Compagnia del Santo Rosario alla quale erano state concesse dai Sommi Pontefici molte indulgenze.

Dice infatti Codonio Valerino Vicario generale dell’Ordine "...Coll’autorità a noi concessa dai Sommi Pontefici istituiamo la compagnia del Santo Rosario nella Chiesa Parrocchiale di Gaggiano, Pieve di Rosate, Diocesi di Milano e concediamo agli iscritti le Indulgenze, i Privilegi e le grazie spirituali concesse da Paolo V e da Clemente VIII con Breve del 3 nov. 1603. Dato a Roma il 18 Agosto 1607".

L'Oratorio di S. Francesco d'Assisi in Gaggiano

Il nobile Signor Francesco Venino con suo testamento 6 Aprile 1752 istituiva nella nobile sua casa situata sulla riva destra del Naviglio di fronte alla chiesa parrocchiale, un Oratorio dedicandolo a S. Francesco d'Assisi. Contemporaneamente vi fondava una cappellania per la Messa quotidiana, Cappellania che cessò di esistere nel 1894. Passato tale Oratorio in proprietà al nipote Sac. Pietro Cozzi, questi lo ornava "con stucchi dorati, quadri all'interno, bussola, anteporti, banchi, organo ed armadio nella sacrestia, altare, portine laterali e balaustre in marmi lustri, di varie e molte anche preziose suppellettili tanto per il Santo Sacrificio della Messa che per ornato dell'Altare e dell'Oratorio stesso". Originariamente vi si celebrava Messa anche alla Domenica con soddisfazione del precetto festivo, mentre negli Oratori privati Benedetto XIV con Bolla 12 Febbraio 1739 limitava a pochi il privilegio della soddisfazione di tale precetto, vigendo l'obbligo di adire alla Chiesa Parrocchiale Il Cardinale Pozzobonelli con decreto 29 Agosto 1750 concedeva all'Oratorio S. Francesco la celebrazione di tutte le funzioni religiose. Ogni quarta domenica di Ottobre con particolare solennità si celebrava la festa del Titolare con rito solenne duplice di prima classe. Fino al 1903 vi si celebrarono colla rendita di un certificato del debito pubblico le seguenti ufficiature: Ufficia tura Venino, Ufficiatura Bressi, Ufficiatura Sacerdote Pietro Cozzi, Ufficiatura Barone Giovanni Cozzi.

L'ampliamento della Chiesa

Morto il Bestetti nel 1748, gli successe nel 1749 il Sac. Gatti Michele il quale fece proprio il programma: ora et labora - preghiera e lavoro. Prima sua cura fu l'ampliamento della Chiesa. Una memoria dell'anno 1757 riferentesi a questa impresa, dice: "Essendosi seguito visita d'un capomastro per riparazione che si intendeva di fare al tetto della Chiesa, ed avendolo trovato cadente, nel tempo medesimo essendosi osservato che il soffitto era molto logoro e che era necessità di rifarlo, comunicata la cosa alla Comunità della Cura fu determinato concordemente di convertire il soffitto in volto di cotto per il che sentito il parere di vari capimastri senza però concludere niente con essi, fu il tutto riportato alla direzione del Signor Giulio Galliori Architetto di Milano con l'approvazione ed assistenza di vari signori Compadroni specialmente dall'Ill.mo Signor Conte Don Giuseppe Crivelli, il quale poi pazientemente, e con direzione, e con sussidi si è singolarizzato in sostenere l'impegno intrapreso. Fu formato dunque il disegno dal detto Signor Architetto, consistente in quattro piloni con tazza e due volti laterali, con quattro passadicci, pure laterali alla detta chiesa. L'esecuzione del qual disegno fu accordato da Pietro Tirelli come delegato dalla Comunità di Gaggiano, Prò Antonio Rognone per la Comunità di Bonirola, Giuseppe Ferrario per Terzago e Giov. Domenico Cavallotti per Gaggianello, Ansin Cusano e Baittana con li capimastri Gaspare e Francesco Catenazzi nel prezzo di lire diciasettemila", Il contratto venne steso in casa del Signor Don Francesco Venino.

Tanto l'architetto Galliori quanto i Fratelli Catenazzi erano versati in questo genere di lavoro. Quando l'imperatrice Maria Teresa con Decreto 6 Agosto 1778 aggiudicava la somma di Lire 15.000 per i restauri della Chiesa di S. Vittore a Casorate costruita in stile lombardo nel secolo XI, il progetto di ampliamento di detta Chiesa e 1'esecuzione furono affidati rispettivamente al Galliori e ai fratelli Catenazzi. Iniziati i lavori a Gaggiano il 10 Marzo 1758, fu trovato necessario rifare anche le due cappelle laterali assai piccole, e venne aggiunta un'appendice al primitivo contratto per la spesa complessiva di lire tremila. Continua la già citata memoria: "Acciò quest'opera con maggior libertà di chi travagliava andava quotidianamente avanzandosi, abbiamo dovuto abbandonare la chiesa con trasportare il SS Sacramento provvisoriamente all’Oratorio dedicato a S. Francesco d'Assisi, proprio del prefato Signor Don Francesco Venino e colà abbiamo soggiornato fin tanto che la Chiesa fu in sistema di essere venerata. Si continuò poi la fabbrica sino al giorno 24 Ottobre di detto anno, ed essendo la medesima quasi del tutto terminata restando solo da chiudersi la Tazza, ecco che alle ore 22 circa per una continuata pioggia di molti giorni, non essendo detta Tazza ancora in coperto, dovette rovinar abbasso tirando seco quasi tutta l'alzata superiore alla cornice alla volta laterale ed annessa al muro della facciata con indicibile cordoglio di tutto questo paese, specialmente del nostro Parroco... Si è trovati li avelli dell'acqua santa franti, il suolo rovinato la balaustra della Cappella di S. Antonio spezzata, il sepolcro avanti la cappella della B. V. interrato, quello avanti la cappella di S. Giuseppe insieme alla sua volta ancor esso interrato, la volta della cappella di S. Antonio e quella del Battistero anch'esse danneggiate lasciando miracolosamente illesa la B. V. delle Grazie dipinta sul proprio muro, la quale era riposta interinalmente in un angolo del pilone destro della cappella della B.V. fattasi levare con ingegnosa maniera da quattro devoti dal sinistro lato di muro entrando in chiesa passala la detta cappella, nel sito la medesima era incastrata, e per essere da demolirsi per fabbricare il pilone suddetto fu consultato dai detti divoti di far ciò che si è detto....

Le obbligazioni che abbiamo noi popoli della Cura di Gaggiano verso 1'accennata gran Madre delle Grazie, nostra avvocata, sono grandi per le singolari grazie che la medesima verso di noi ha benignamente compartite; basta solo dire per addurre una sola più segnalata di ogni altra e più antica che fu quella che salvò questa cura di Gaggiano dalla peste fattasi universale in questi paesi, ed in questo tempo di fabbrica, ed essendosi varie volte caduto persone dal di sopra della cornice sul pavimento della chiesa, restando leggermente offesi, come anche in occasione di carreggi ordinati per la stessa fabbrica, essendo alcuni caduti sotto i carri carichi senza restar offesi; ciò che la divozione che professa a questa B. V. questo paese li ha senza difficoltà attribuito alla di Lei intercessione".

La Madonna delle Grazie - posta nello spazio che corre dalla mensa dell'altare alla nicchia della Madonna del Santo Rosario è ancora attualmente in venerazione presso i fedeli di Gaggiano e il Card. Ferrari di s. m. nella visita pastorale del 10 Novembre 1905 ne permetteva la coesistenza nello stesso altare. Passate le prime impressioni, si ricominciarono i lavori e per la fine di dicembre tutta la Chiesa era in coperto meno la Tazza la quale fu fabbricata la primavera seguente e terminata nel mese di Maggio. Da una persona che non conosciamo venne fatta dipingere sulla volta la glorificazione di S. Invenzio giudicata opera di valore e relegata nel vastissimo patrimonio artistico d'Italia. I due affreschi laterali all'altare maggiore furono eseguiti assai più tardi. L’osservatore Romano N. 13 settembre 1904, nella recensione artistica, ne dava questo giudizio: "Il pittore G. Riva negli affreschi (della Chiesa di Gaggiano) rappresentanti l'uno la carità di S. Invenzio (titolare della Chiesa) l'altro la definizione dell'Immacolata, alla finezza del disegno e alla diligenza coscienziosa così dell'ambiente come di tutti i particolari, seppe congiungere vivezza di colorito, plasticità e verità delle movenze, religiosità d'espressione".

Terminato l'ampliamento della chiesa lo stesso Parroco Gatti ideava la costruzione di una cappella laterale all'altare maggiore in cornu Epistolae, sull'area dell'attuale sacrestia, come luogo adatto ai fanciulli per assistere alle sacre funzioni. Il 12 Gennaio 1768 stipulava con Antonio Monzino di Milano un contratto per la fornitura di un altare di marmo per questa cappella. Il suo fine gusto artistico lo si rileva dalla condizione apposta al contratto : ".... i marmi di detta opera dovranno essere dei più perfetti nella loro specie e qualità e lavorati con tutta la perfezione di lustro, profilo, squadratura, connessione, e con ogni migliore esattezza della sua arte".

Questi preziosi marmi di brocatello, macchia vecchia, bradiglio, ardese e diaspro, assieme con quelli della Chiesa medioevale furono utilizzati nel secolo XVIII, in occasione dell'ampliamento della Chiesa, nella costruzione degli altari attuali della Beata Vergine, di S. Giuseppe e della Cappella di Sant'Antonio costruita nello stesso anno per il valore complessivo di lire milanesi 1.375.

A compire tutti questi lavori il Parroco Gatti aveva avuto l'incoraggiamento del Card. Pozzobonelli che il 24-25 Marzo 1750 - l'anno dopo della sua nomina a Parroco di Gaggiano - faceva quivi la visita pastorale.

Il giorno 25 Domenica delle Palme il Cardinale udiva le confessioni, celebrava la Santa Messa e distribuiva la Comunione generale intanto che il Prevosto di Rosate ed il Convisitatore si portavano a visitare Fagnano e l'Oratorio della Cascina dei Conti tuttora esistente.

Nel 1756 il Cardinal Giuseppe Pozzobonelli indirizzava al Parroco Gatti Michele un decreto col quale largheggiava di indulgenze "misericorditer in Deo relaxamus" in favore dei fedeli di Gaggiano che nel giorno di San Giuseppe di quell'anno si fossero confessati e comunicati.

Nel pomeriggio il Cardinale visitava personalmente l'Oratorio di Terzago e mandava contemporaneamente il Convisitatore al Boscaccio per visitarvi l'Oratorio di S. Materno. Il giorno seguente partiva con tutta la sua Famiglia (composta di 16 persone) per Milano acclamato dai Gaggianesi con sparo di mortaretti e accompagnato dai Signori Fittabili fino al Dazio di Città (lungo l'attuale Lorenteggio o SS 494).

Il grande Pontefice Pio VII con Bolla 2 Aprile 1802 concedeva a Gaggiano l'indulgenza plenaria nel giorno dell'Ufficio Generale che si soleva celebrare solennemente ogni anno. Il 20 Maggio 1810 il Card. Caprara ordinava al Parroco Galeazzo Biumi di erigere nella nostra chiesa parrocchiale la via Crucis per l'incremento della vita spirituale dei fedeli.

Il Card. Ferrari di s. m. che era stato già in visita pastorale nel 1905, vi ritornava il 4 Ottobre 1911 e faceva voti affinché "il preludio di Oratorio dei Giovani" appena attecchito a Gaggiano si sviluppasse sempre più.

Tutti i venerandi parroci di Gaggiano fino alle leggi eversive dell'Imperatrice Maria Teresa colle quali si sopprimevano gli antichi diritti ecclesiastici, sono sepolti in chiesa nella galleria sepolcrale che ne occupa il sottosuolo della linea centrale.

Questa sepoltura privilegiata era il sogno dei parroci antichi di Gaggiano, i quali lo esprimevano frequentemente nei loro scritti colla frase stilizzata "ubi requiescunt ossa meorum antecessorum - dove riposano le ossa dei miei antecessori".

La Parrocchia ed il Parroco Don Berra

Nel concorso del 23 Luglio 1911 il Sac. Don Pietro Berra, Assistente all'Oratorio Maschile di Seregno, veniva eletto Parroco di Gaggiano, prendendo possesso della Parrocchia l'8 Ottobre dello stesso anno. Il predecessore Don Cirillo Girotti che per infermità aveva rinunciato alla cura con effetto dal 1 Luglio 1911, moriva a S. Celso il 4 Marzo 1914 e veniva sepolto nel cimitero della sua antica Parrocchia di Gaggiano. Nel 1914 veniva assegnato il coadiutore nella persona del Sac. Carlo Mondini, divenuto poi parroco di Fagnano sul Naviglio nell'agosto del 1925 e nel maggio 1934 parroco di Passirana.

Le prime preoccupazioni del novello Parroco furono rivolte ad ideare tutta una serie di opere onde potenziare vigorosamente la Parrocchia. Ma ecco però che presto si udirono canzoni di guerra riecheggiare tristemente sotto il cielo grigio d'Europa. Gaggiano diede il suo contributo alla grande guerra poiché lasciava sui campi gloriosi di battaglia ben 77 giovani esistenze il cui nome scritto a caratteri di bronzo sulla lapide commemorativa del Monumento ai Caduti, opera di Cesare Villa, eretto sulla piazza principale del paese, ricorderà ai posteri il loro sacrificio cruento.

Finita la guerra e passato il periodo della ricostruzione morale, s'inizia nella Parrocchia di Gaggiano un intenso ritmo di lavoro...

Per non peccare di piaggeria verso l'Uomo ai cui fianchi ci troviamo a lavorare, faremo solo un'elencazione cronologica delle opere da lui compiute senza inserimento di considerazioni subbiettive, convinti che la semplice e fedele esposizione oggettiva dei fatti vale da sé a riprodurre la fotografia morale di una persona. Nell'anno 1924 Don Berra acquistava dal Sac. Benedetto Bonati la casa del Dott. Vay suo zio, sita in Viale Rimembranze n. 3 e la destinava al coadiutore la cui abitazione antica di Via Beno De Gozzadini era diventata ormai troppo minorata. Non avendo però una disponibilità finanziaria sufficiente al caso, Don Berra conveniva col Bonati, attualmente parroco di Albairate, di integrare la somma legando alla Fabbriceria l'obbligo di 2 Uffici annui di 6 sacerdoti pei defunti della sua famiglia. Nel 1926 iniziava la costruzione dell’Oratorio maschile S. Tarcisio, provvidenziale palestra religiosa dove le nuove generazioni vengono forgiate alla conoscenza e all'amore di Dio. Il Sig. Guglielmo Affer ne fu il grande mecenate, ma tutti concorsero generosamente, dal Cardinal Tosi di s. m. all'ultimo parrocchiano meritandosi così le più belle benedizioni divine.

A benedire il nuovo Oratorio e a propiziare sul suo incipiente avvenire le più larghe messi di bene tra la gioventù maschile della parrocchia, il 21 Aprile 1926 veniva Sua Eminenza il Cardinal Tosi. Il 28 Luglio dello stesso anno inaugurandosi a Gaggiano l'Unione Giovani indirizzava "ai carissimi giovani di Gaggiano" la seguente lettera, la cui trasparente bellezza sarebbe offuscata da qualsiasi cenno di commento:

"Mi si informa che domani Voi inaugurerete ufficialmente la Vostra Unione Giovani e che volete una mia benedizione. Giovani miei, Voi sapete quanto e quanto io vi ami, sapete con quanto affetto seguo il Vostro movimento, quanto sarei felice se in tutte le parrocchie non solo, ma anche nei più piccoli paesi, vi fosse un'Unione Giovani, e potete immaginare il conforto che mi ha recato questa notizia. Si, Figli miei, Vi benedico proprio col cuore, Vi ringrazio della consolazione che mi date. Vi abbraccio ad uno ad uno, Vi auguro dal Signore le più belle grazie. Sono certo che vi conserverete sempre degni dell’affetto e della fiducia che in voi ripone il vostro Arcivescovo". Dopo quattro anni in mancanza del coadiutore a Gaggiano, nel maggio 1929 vi era destinato Candidato Don Alfredo Astori di Corsico. Nel 1931 il Parroco ideava la decorazione della Chiesa. Messosi in relazione col Pittore Sig. Albertazzi di Milano lo incaricava di stendere un disegno che poi - giusta le prescrizioni sinodali - sottopose al giudizio della "Commissione per l'arte sacra" istituita da Sua Eminenza il Card. Schuster. Intanto il Conte Negri e Mons. Maini avvocato generale di Curia, venivano a Gaggiano nella loro qualità di membri di detta Commissione per una visione realistica dei lavori e veniva approvato il progetto della decorazione anche dalla Soprintendenza ai Monumenti Artistici. Nella primavera del 1932 il pittore Albertazzi si accinse con passione all'ardua impresa coadiuvato dagli allievi della sua scuola: Sig. Somaini Piero, Mangilli Bambino, Genovesi Felice di Milano.

Del valore artistico e dell'abilità tecnica del pittore della nostra Chiesa sta a testimoniare il suo passato. Potrebbero formare materia di studi speciali i lavori da lui eseguiti all'Ambrosiana in stile antico; i quattro cortili a colori e a graffito fatti nel palazzo governatoriale di Montevideo in America; la decorazione della chiesa prepositurale di Rapallo; le varie decorazioni di palazzi civili a Genova; il Cristo Re nella Chiesa di S. Lanfranco di Pavia; i lavori in stile barocco alla Chiesa della SS. Trinità a Milano; la decorazione di un transetto e di una cappella a S. Angelo.... Noi ci asteniamo da qualsiasi giudizio sulla decorazione della Chiesa di Gaggiano lasciandolo ai competenti.

Per la esatta interpretazione e l'oggettiva valutazione di un complesso lavoro decorativo e figurativo sacro, sarebbe necessario che premettessimo alcuni concetti intorno all'arte cristiana e all’arte liturgica.

L'arte cristiana richiede infatti che il tempio sia decorato con quella simbologia che richiami subito la sua destinazione a casa di Dio fra gli uomini. L'arte liturgica esige l'esplicazione figurativa di quei concetti che essa esprime nei suoi testi come lode, come preghiera verso Dio e come abbassamento dell'uomo verso Dio. Tutte cose, come si vede, necessarie a sapersi ma che hanno una connessione lontana con la natura di queste brevi note. Nell'enumerazione dei simboli e delle rappresentazioni pittoriche del Sig. Albertazzi troviamo: nella parte superiore dell'abside centrale tre figurazioni simboliche dell'eucarestia. L'albero piantato nel giardino terrestre è ritenuto come un simbolo biblico dell'Eucarestia, il vero albero della vita piantato nel mondo dal Cristo. - Il pellicano che nutre i suoi nati è simbolo pure di Cristo.

Il pellicano, secondo i naturalisti, in mancanza di cibo si squarcia il petto e sfama i suoi piccoli strappandosi a brandelli il proprio cuore. Allo stesso modo Gesù Cristo ci sfama col cibo eucaristico che gli costò la morte di croce. La fontana coi colombi è una figurazione simbolica allusiva alla mistica fontana dell'Eucarestia dove i cristiani attingono lo stesso Autore della Grazia. Più avanti, verso 1'arco trionfale, troviamo ai due lati due medaglioni che recano in mezzo busto le figure di S. Carlo e di S. Ambrogio. Nell'arco trionfale, in una grandiosa scena bucolica è rappresentato S. Giovanni Battista, il precursore di Cristo. Più avanti, fuori del Sacro Bema, in alto sotto le finestre, S. Luigi e S. Agnese.

A questo punto della decorazione il 26 Ottobre 1933, giorno di domenica, venne in visita Pastorale il Cardinal Schuster accolto festosamente dal Clero, autorità e popolo. Avendo trovato la Chiesa decorata a metà e fermi i lavori, incitava tutti a terminare l'opera coraggiosamente intrapresa. Si recava quindi a visitare il Cimitero, l'Oratorio di S. Francesco e quello di Terzago. Al mattino dopo aver amministrato la S. Cresima a 300 fra bambini e bambine, visitava l'Oratorio del Cantalupo. Nel pomeriggio nel recarsi a Fagnano ritornava fra noi per l'ultima sua pastorale benedizione, arra di celesti favori. La parola incitatrice del venerato Pastore produsse i suoi frutti.

Nella primavera di questo anno 1934 furono ripresi gli interrotti lavori. Ai quattro angoli-base della maestosa cupola vennero decorate le maschie figure dei quattro evangelisti. Il tema della cupola non fu libero perché l'antica pittura centrale rappresentante la glorificazione di S. Invenzio per una nota della Commissione governativa per i Monumenti Artistici non si poté toccare. Allora per non uscire del campo di una grandiosa concezione unitaria si concepì l'idea di decorare in diversi settori sostenuti da cariatidi, i simboli della potestà episcopale di S. Invenzio che sta per salire alla gloria del cielo. Nel transetto iniziale della Chiesa sono decorati in due medaglioni S. Antonio del deserto e S. Giovanni Bosco canonizzato da Sua Santità Pio XI la Pasqua di quest'anno.

Sotto, nello spazio soprastante rispettivamente alla cappella di S. Antonio e a quella del Battistero, due quadri rappresentano l'uno la Sacra Famiglia su uno sfondo agreste, l'altro Gesù fra i bambini, che ha relazione col sacro Fonte Battesimale dove i neonati vengono lavati dalla macchia originale ed incorporati alla Chiesa di Cristo. Nell'altare della Madonna verranno dipinti S. Gabriele dell'Addolorata sul lato destro, e Sant'Anna sul lato sinistro. Nella parte posteriore della Chiesa, al di sopra delle due porte laterali, sono dipinti due angeli recanti un invito alla preghiera: laudate Dominum - lodate il Signore, e benedicite Nomini eius - benedite al suo Nome.

I lavori in muratura vennero affidati al capomastro Sig. Bay Emilio (detto il "Bayon") di S. Vito il quale diresse i lavori interni della chiesa e quelli per la restaurazione del campanile con specchiata maestria. Diversi lavori di intarsio vennero eseguiti dai Signori Zucca di Gaggiano.

Nell'estate del 1932 ad una campana stonata se ne aggiunse un altra così da obbligare ad una rifusione di tutto il concerto. Si notò allora l'opportunità di dotare la parrocchia di un concerto più grande di quello di prima e si affidò alla ditta rinomata dei Fratelli Ottolina di Seregno l'incarico di approntare un concerto di 6 Campane in tonalità Re-bemolle.

Nella prova di collaudo fatta da Mons. Ascanio Andreoni della metropolitana con il maestro Branghieri della collegiale di Seregno il 4 Agosto 1932 fu stesa la seguente relazione: "al suono delle campane viene prodotto un suono gradevole, armonioso, di una sonorità morbida e robusta. Le vibrazioni assai prolungate producono un'armonia non disturbata da suoni estranei... L'omogeneità dei suoni delle 6 campane, la simpatica tonalità di Re-bemolle è riuscita perfetta... Il nuovo concerto di campane della Parrocchia di Gaggiano fa onore all'arte campanaria d'Italia".

Consacrate da Sua Eminenza il Cardinal Schuster il 15 Agosto 1932 vennero subito installate sul campanile. Ciascuna campana porta un iscrizione latina che ne indica subito la destinazione liturgica.

La prima, in ordine discendente, reca questa dizione: Christo Regi saeculorum gloria et honor - A Cristo Re dei secoli gloria e onore. Essa è dono del Sig. Guglielmo Affer. Padrino e Madrina nella consacrazione della campana furono rispettivamente il Dott. Folli e la Maestra Elvira Magnani.

La seconda, dono del Sig. Castoldi Giuseppe (mio bis nonno!!! ...e mia zia!!!): Sancta Maria tu nos ab boste protege - Santa Maria difendici tu dal nemico. Padrino il Sig. Giuseppe Castoldi, Madrina la figlia Signorina Maria.

La terza, dono del Sig. Parroco: Laudate Deum in sanctis eius - Lodate Dio nei Suoi Santi. Padrino il Sig. Cav. Angelo Castoldi, Podestà e Madrina la sorella Signorina Ernesta.

La quarta: Vivis pacem et defunctis requiem largiri digneris Domine - Degnati o Signore di dare ai vivi la pace, ai morti la requie. Padrino Sig. Giuseppe Rovida e Madrina la sorella Signorina Orsolina.

La quinta: a fulgore et tempestate libera nos Domine - liberateci o Signore dalla folgore e dalla tempesta. Padrino il Sig. Cimpanelli e Madrina la sorella Rosa.

La sesta: Laudate Deuni omnes Angeli eius - O Voi tutti Angeli di Dio lodate il Signore. Padrino e Madrina i Sigg. Coniugi Meazza.

Complessivamente il nuovo concerto pesa 50 quintali e pure 50 quintali il nuovo castello in ferro. Nella fusione delle nostre campane la pregiatissima Ditta Pontificia Ottolina ha aggiunto anche pezzi di campana provenienti dalla Russia perseguitata. E così l'accento straziato dei nostri fratelli di fede dell'immensa regione russa riecheggia dall'alto della nostra torre, quasi ad incitarci di innalzare al Dio della Pace la nostra ardente preghiera perché torni a risplendere ad essi il sole benefico della libertà religiosa. A completare la bellezza della Chiesa venne fatta anche la nuova pavimentazione e procurata una nuova Via Crucis, pregevole opera di intarsio del Sig. Ferdinando Perathoner di Val Gardena, Provincia di Bolzano.

Il Cardinal Schuster nella maestà ieratica conferitagli dalla dignità episcopale e dalla sua personale santità, l'11 Ottobre 1934 mise suggello a tante opere di bene con la consacrazione della Chiesa.

Una sintesi stupenda della storia della nostra Chiesa è l'iscrizione latina che si trova sulla parete posteriore della medesima composta dal sacerdote C. Castiglioni autore di pregiatissimi lavori storici e membro del Collegio Dottorale dell’Ambrosiana.

 

S. INVENTIO

Ticinensium Episcopo
Hoc templum sacratum
Saeculo XVII ineunte feliciter extructum
Fornicibus duobusque auctum altaribus
In ampliorem formam restitutum
Anno salutis MDCCLVIII
Parocho populoque curantibus
Exornatum et pictum
Em. Arch. Med. A. Ildefonsus Schuster
Solemniter
Iterum dedicavit et consecravit
die XI Octobri MCMXXXIV.

Tradotta il lingua italiana suona così

A S. INVENZIO

Vescovo di Pavia
Questo tempio è dedicato
Fu costruito felicemente agli inizi del secolo XVII
fu accresciuto delle volte e di due altari
e rimesso in una forma più ampia
nell’anno MDCCLVIII
Ora per cura del Parroco e del popolo
abbellito e decorato
il Card. di Milano A. Ildefonso Schuster
Solennemente
e nuovamente dedicò e consacrò
il giorno 11 Ottobre MCMXXXIV.

 

Il presente testo è liberamente tratto dal libretto "Gaggiano nel suo Passato, appunti storico religiosi", scritto dal Sac. Alfredo Astori, edito nell'anno 1934. (in corsivo alcuni miei appunti)

 

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